Maternità e paternità rappresentano un cambiamento, un impegno costante che richiede continue capacità di adattamento ed un incessante coinvolgimento emotivo che a volte può risultare faticoso.
Numerosi studi indicano come il periodo della gravidanza e del post-parto possano essere difficili e complessi (Milgrom, Martin e Negri, 2003, Eusebi e Gaddini, 2005). Complessi perché il suddetto passaggio da donna a madre, da uomo a padre e da coppia coniugale a coppia genitoriale non implica solo un cambiamento di numero o di ruolo, ma investe soprattutto una sfera emotiva che spesso, per motivi culturali, stereotipi e falsi miti ha difficoltà ad essere espressa (Marinopoulus, 2006).
MADRE
Per la donna la nascita di una nuova vita dentro di sé implica, inevitabilmente, un susseguirsi di emozioni e pensieri che spesso sono in antitesi tra loro, la gioia del miracolo di un nuovo essere vivente si mescola con la paura di non essere all’altezza del compito; le aspettative, più o meno consce sul bambino e sul ruolo genitoriale, si riverberano in un’altalena di sensazioni che creano confusione se non hanno la possibilità di essere espresse. Vengono riattivate emozioni, vissuti e memorie che riguardano le relazioni con i propri genitori, si ampliano le sensazioni che derivano dal corpo ed emergono preoccupazioni e tensioni nuove (Vegetti Finzi , 2017; Stern, 1999, 2007).
PADRE
La figura del padre rivestiva, fino a poco tempo fa, un ruolo dove la sua assenza era socialmente “giustificata” dall’esigenza di sostegno economico alla famiglia e “consolidata” dal fatto che i modelli relativi alla genitorialità erano prevalentemente materni. Ma oggi la nuova realtà sociale, contrassegnata da profondi cambiamenti, riveste il padre di un nuovo ruolo, in cui l’accudimento condiviso dei figli gli permette di costruire un legame di attaccamento che, senza essere né imitativo né competitivo, potrebbe, al pari della madre, costituire la figura principale di riferimento.
I genitori si trovano impegnati, non solo nell’accudimento dei figli, ma anche nella conservazione della propria stabilità e, contemporaneamente, nella continuità di sé come individuo nel tempo. La formazione della famiglia è, quindi, un cambiamento cruciale in cui la coppia, in qualità di genitori, assume alcune funzioni:
a) la funzione emozionale, nei termini della cura, della protezione, dell’attaccamento (Bowlby, 1982) e della “sintonizzazione affettiva” che dipende dalla sensibilità empatica e di premura nei confronti dell’altro ed è quindi soggettiva. Grazie a questi momenti di “sintonia emotiva”, il bambino comincia a capire che i genitori possono e vogliono condividere i suoi sentimenti ed emozioni e, più avverte questa condivisione, più svilupperà sicurezza e forza identitaria;
b) la funzione educativo-normativa, che comprende l’insieme degli stili educativi. Gli studiosi hanno identificato quattro principali modelli educativi:
- lo “stile autoritario”, caratterizzato dall’imposizione delle regole, dall’uso delle punizioni con finalità educative, da rigidità nelle relazioni e gerarchia nei ruoli;
- lo “stile autorevole”, contraddistinto dall’esistenza di regole chiaramente definite e negoziate e dalla libertà di espressione del proprio punto di vista;
- lo “stile permissivo”, caratterizzato dalla confusione dei ruoli, dall’assenza della definizione delle regole e dallo scarso controllo dei comportamenti dei figli;
- lo “stile trascurante”, prevede il disinteresse verso la promozione delle scelte dei figli e il disimpegno nel fornire loro un sostegno.
c) la funzione cognitiva, nelle quali il bambino impara ad apprendere e gestire quelle sequenze interattive, motorie e verbali che richiedono un livello di capacità non ancora raggiunto grazie alle interazioni con i genitori e con gli adulti significativi.
d) infine, la funzione identitaria a livello individuale, come immagine di sé, e sociale, come appartenenza ad un gruppo, cioè quello dei genitori.
Il padre e la madre costruiscono una rappresentazione della creatura che accoglierà i pensieri, le paure, i desideri e le aspettative materne e paterne. Vi è la presenza di un quadro rappresentazionale differente tra i due genitori prima e dopo la nascita del bambino, con valori più alti per le madri prima della nascita, dovute al fatto che la gravidanza viene vissuta in prima persona e che in questa fase tutte le attenzioni e i supporti sono rivolti esclusivamente alla figura materna. Dopo la nascita del bambino, invece, tale quadro rappresentazionale tende a essere simile tra i due genitori.
A fronte del bombardamento di informazioni e attenzioni riversate sulla neo-mamma in fase prenatale, nell’immediato post-parto il nuovo nucleo familiare si ritrova da solo ad affrontare quella che è una vera e propria rivoluzione, tanto identitaria quanto materiale.
La transizione alla genitorialità presenta peculiarità e potenzialità, sia fisiologiche che patologiche, per ognuno dei diversi livelli e componenti del nucleo familiare (singolo genitore, coppia, triade), che andrebbe adeguatamente supportata e sostenuta dal punto di vista sociale, istituzionale, formativa ed educativa vista l’importanza e la complessità del ruolo che ogni genitore assume nella vita di ogni individuo.
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