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La ricerca scientifica ha evidenziato che il feto è in grado di provare sensazioni e di rispondere agli stimoli esterni, è in grado, quindi, di vedere, udire, toccare, apprendere, entrando in comunicazione con la propria madre, il proprio padre, i fratelli e tutto l’ambiente circostante. È sensibile alle sollecitazioni positive come a quelle negative, il feto memorizza queste esperienze in relazione alla graduale maturazione del suo sistema nervoso centrale, che già all’inizio del terzo trimestre di vita intrauterina raggiunge i livelli di evoluzione simili a quelli che presenterà il neonato. Di tutte queste esperienze che il feto fa in relazione all’ambiente esterno e alla madre egli ne conserverà il ricordo remoto associato a stati emotivi (Chamberlain, 1998).

Cosa fare quindi per il nostro bambino?

° Le carezze sulla pancia gli offriranno la sensazione piacevole del movimento;

° La voce della madre e le sue parole lo aiuteranno a riconoscerne la voce e lo predisporranno a emozioni positive alla nascita e durante l’accudimento materno;

° L’ascolto della musica rafforzerà il vincolo affettivo. Dal quarto mese il feto è anche in grado, non solo di sentire, ma anche di apprendere brani musicali;

° L’esposizione alla luce o al buio sarà associata a stati emotivi sperimentati dalla madre.

Il feto alla nascita non è una tabula rasa ma ha già avuto una serie di esperienze che favoriscono gli apprendimenti necessari allo sviluppo psicofisico postnatale.

L’apprendimento prenatale è il risultato di un insieme di sollecitazioni e di stimoli che il feto riceve dalla madre durante tutta la gravidanza (Mancuso 2009).

Autori come Soldera (1995) e Di Pietro (2010) ritengono che “ogni forma di esperienza emotiva materna venga trasmessa al feto: se lo stato emotivo è piacevole e positivo il feto ne trae benefici, se invece lo stato emotivo è negativo, ansiogeno, il feto non riceve alcun beneficio, anzi può essere vittima di una forte scarica ormonale e probabilmente di un senso di frustrazione psichica agli stimoli che gli giungono dall’esterno”.

Durante la veglia attiva il feto compie i movimenti respiratori, muove gli arti e la frequenza cardiaca segue un tipico andamento di accelerazione e rallentamenti in dipendenza dai rumori e dagli stati emotivi materni trasmessi dai neuro mediatori. Durante queste fasi il feto recepisce le informazioni esterne mentre nelle fasi di quiete struttura le sue esperienze e le immagazzina. L’esperienza prenatale di interazione con l’ambiente influisce sulla struttura del sistema nervoso centrale e sull’architettura del cervello in evoluzione.

L’utero non è solo la prima culla per il bambino ma è anche il suo primo vero mondo e il modo in cui lo sperimenta incide sulla formazione della sua futura personalità (Soldera, Le emozioni della vita prenatale, 2000).

Al termine della gravidanza il feto sa stabilire la sua presenza nello spazio ed è consapevole della dimensione spaziale dell’utero che lo contiene (Mancuso 2009).

Il compito dei genitori inizia dunque dalla fase di gestazione: trasmettere i giusti segnali  aiuteranno a stimolare quei processi necessari al benessere di un sano sviluppo futuro.

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